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www.imediata.com/BVP/ 

(POESIA VISUAL BRASILEIRA / BRAZILIAN VISUAL POETRY)

 

Si tratta di un sito bilingue, in portoghese e inglese, sulla poesia visuale brasiliana. Il che implica una certa eterogeneità del quadro di autori presentati, se pensiamo che l’insieme chiamato poesia visuale contiene diversi sottoinsiemi (a meno che non lo si voglia definire in maniera più precisa come fece Carlo Belloli nel manifesto Poesia Audiovisuale: note per una estetica dell’audiovisualismo del 1959) - il calligramma, la Poesia Concreta, la Poesia Visiva, la poesia cinetica, la videopoesia, l’ologramma poetico, l’ installazione, etc -  di cui si possono trovare vari esempi fra le opere presentate (fatta eccezione per il calligramma, pressocchè assente). Gli autori - una cinquantina (tra cui Regina Vater, la curatrice del sito), ognuno con relativa biografia, opere e intervista all’autore -  sono quasi tutti influenzati dal movimento della Poesia Concreta; ciò non stupisce, perché in questo movimento il Brasile ha dato il suo contributo più importante al panorama delle avanguardie. Tra i nomi spiccano quelli ormai storici  di Augusto e Haroldo de Campos e di Decio Pignatari, i poeti del gruppo Noigandres ( si veda www.artbr.com.br/casa/noigand/) che nel 1956, in seguito ai contatti col poeta svizzero-boliviano Eugen Gomringer, fondarono il movimento della Poesia Concreta. D’altra parte il concretismo era già nell’aria in quegli anni in diversi paesi e si configurò ben presto come un movimento mondiale.

Il significato più puro di concreto , riferito alla poesia ma anche alla pittura e alla musica ( la Musica Concreta, fondata nel dopoguerra da Pierre Schaeffer, ebbe una certa importanza nello sviluppo iniziale della musica elettronica ) è ben riassunto dal filosofo, oltrechè fisico e scrittore,
Max Bense: “lo scopo o il senso dell’opera è l’opera stessa che si identifica con la sua realizzazione concreta…il termine ‘concreto’ deve essere effettivamente inteso (vedi Hegel) come l’opposto al termine ‘astratto’” (Max Bense, Concrete Poetry, 1965). L’opera non rappresenta, non rimanda ad altro da sé, semplicemente è. Come si afferma nel Piano pilota per la poesia concreta, elaborato tra il ’53 e il ’58 dal gruppo brasiliano: “il poema concreto è un oggetto in se e per se medesimo”.

Dicevamo di quei tre nomi storici, ma in questo caso ‘storici’ non vuol dire ‘statici’, perché essi hanno trovato nel computer uno strumento in più per realizzare i loro poemi cinetici ( visibili solo dopo aver scaricato dalla rete il programma Quick Time e il plug-in Flash; il sito indica come fare e l’operazione richiede pochi minuti ). Si va dai poemi cinetici più semplici come il “poema bomba” di Augusto de Campos e il noto  “Beba Coca Cola” di Pignatari in versione cinetica e sonorizzata, ai più interessanti cinepoemi come “Pulsar”, sempre di Augusto de Campos con musica di Caetano Veloso, o come “Life” di Decio Pignatari, un esempio perfetto di quel concretismo poetico che, cercando la fusione tra parola e immagine, ha  spesso recuperato l’ideogramma (valgano come esempio le due opere di P.J. Ribeiro): le singole lettere L, I, F, E vengono visualizzate in successione temporale, poi sovrapposte a formare un ideogramma, che è proprio l’ideogramma cinese corrispondente al Sole, e infine distese per comporre la parola LIFE. Aggiungiamo che questa linea ideogrammatica della Poesia Concreta spiega la facilità con cui il movimento ha attecchito in Giappone a partire dai primi anni ’60, con autori come Kitasono Katuè e Seiichi Niikuni; di questo interesse per la poesia giapponese c’è traccia nella sezione del sito dedicata  ad Haroldo de Campos, con la traduzione di alcuni haiku di quello che i giapponesi considerano il loro più grande poeta: Basho (1644-1694).

Tornando ai poemi cinetici, alcuni
  sono anche interattivi, come "Ininstante” di Augusto de Campos, in cui la ricombinazione di alcune sillabe a formare parole diverse è innescata dal vostro click sul mouse; o come “Recycled” di Giselle Beiguelman, dove un flusso continuo di lettere proveniente dai margini dello schermo viene inghiottito nel punto in cui posizionate il cursore.

Si vuole qui attribuire la giusta importanza a queste opere, soprattutto a quelle pensate per il computer e in particolare a quelle interattive; ma anche sottolineare che in generale il computer non è fondamentale per dare movimento a lettere, parole o versi e che il movimento immaginato dal lettore, nel momento stesso in cui legge una successione di lettere opportunamente collocate, è spesso (almeno a parere del sottoscritto) più efficace e coinvolgente del movimento “reale”. Questo perché il lettore è chiamato in prima persona come attivatore della dimensione temporale (un esempio folgorante è “Velocidade” di Ronaldo Azeredo, opera del ’62 riprodotta in molti testi sulla poesia visuale).

Oltre ai cinepoemi, il sito offre diversi video digitali di ottimo livello –
  di Josè Alberto Saraiva, Christine Mello, Leonora de Barros, Lia do Rio, etc - , tra i quali molti sono relativi a installazioni di poesia visuale. Spesso alla qualità visuale si unisce quella sonora, come nel video sull’installazione “de Fio e de Teia” di Sayonara Pinheiro, per il quale si può parlare di poesia sonora.

 

Alessio Liberati

(per la rivista di cultura poetica Erbafoglio)

 

 


 

www.imediata.com/BVP/ 

(POESIA VISUAL BRASILEIRA / BRAZILIAN VISUAL POETRY)

 

Il s'agit d'un site bilingue, en portugais et anglais, sur la poésie visuelle brésilienne; ça implique une certaine hétérogéneité du tableau des auteurs présentés, si on pense que l’ensemble de la poésie visuelle contient plusieurs sous-ensembles (à moins que nous ne voulions pas définir cet ensemble plus précisément, comme Carlo Belloli dans son manifeste Poesia Audiovisuale: note per una estetica dell’audiovisualismo, 1959) - le calligramme, la Poésie Concrète, la Poesia Visiva, la poésie cinétique, la videopoésie, l' hologramme poétique, l’ installation, etc -  dont on peut trouver des exemples parmi les oeuvres présentés (à l'exception du calligramme, presque absent). Les auteurs - une cinquantaine (parmi lesquels Regina Vater, qui a réalisé le site), avec les biographies correspondantes, oeuvres et interviews des auteurs -  sont presque tous influencés par le mouvement de la Poésie Concrète; cela c'est compréhensible, car dans ce mouvement le Brésil a donné sa contribution la plus importante au panorama des avant-gardes. Dans le site on trouve les noms historiques  de Augusto et Haroldo de Campos et de Decio Pignatari, qui sont des poètes du groupe Noigandres ( voir www.artbr.com.br/casa/noigand/), fondateurs, en 1956, à la suite de contacts pris avec le poète suisse-bolivien Eugen Gomringer, du mouvement de la Poésie Concrète. D'ailleurs ce mouvement était déjà dans l'air dans beaucoup de pays et il n'a pas tardé à se présenter comme un mouvement mondial.

Le sens le plus pur du terme concret, rapporté à la poésie mais aussi à la peinture et à la musique ( la Musique Concrète - fondée dans l'après-guerre par Pierre Schaeffer - a eu une certaine importance dans le développement initial de la musique électronique ), a été bien résumé par le philosophe, en outre physicien et écrivain,
Max Bense: “le but ou le sens de l’oeuvre c'est l’ oeuvre même, qui s' identifie avec sa réalisation concrète…le terme ‘concret’ doit être effectivement entendu (voir Hegel) comme le contraire du terme ‘abstrait’” (Max Bense, Concrete Poetry, 1965). L’oeuvre ne réprésente pas quelque chose, elle renvoye à l’ oeuvre même. Simplement "elle est". Comme on dit dans le Plan pilote pour la poésie concrète, élaboré entre 1953 et 1958 par le groupe brésilien: “le poème concret est un objet en soi et pour lui même”.

Nous avons parlé de trois noms historiques, mais dans ce cas ‘historique’ ne signifie pas 'statique’, car ils ont trouvé un nouvel instrument, le computer, pour réaliser leurs poèmes cinetiques ( visibles seulement après avoir déchargé le programme Quick Time et le plug-in Flash; le site indique comme faire et l’opération dure peu de minutes ). On va des poèmes cinetiques simples, comme le “poema bomba” de Augusto de Campos et le plus connu  “Beba Coca Cola” de Pignatari en version cinétique et sonorisée, aux cinépoèmes les plus intéressants comme “Pulsar”, encore de Augusto de Campos avec la musique de Caetano Veloso, ou comme “Life” de Decio Pignatari, un exemple parfait de ce concretisme poétique qui a très souvent récupéré l'idéogramme, en cherchant la fusion entre parole et image (par exemple le deux oeuvres de P.J. Ribeiro): les lettres L, I, F, E sont visualisées en succession temporelle, puis superposées pour former l'idéogramme chinois correspondant au Soleil et enfin déployées pour former le mot LIFE. Nous ajoutons que ce courant idéogrammatique de la Poésie Concrète explique la facilité avec laquelle ce mouvement s'est répandu au Japon à partir des premières années ’60, avec des auteurs comme Kitasono Katuè et Seiichi Niikuni; dans la section du site dediée à Haroldo de Campos il ya une trace de cet intérêt pour la poésie japonaise, avec la traduction de quelques haiku de Basho(1644-1694), considéré comme le plus grand poète de la tradition litéraire japonaise. Pour revenir aux poèmes cinetiques, le site montre quelques exemples de poèmes interactifs, comme “Ininstante” de Augusto de Campos, où votre click sur la souris amorce la recombinaison de quelques syllabes pour former des paroles diverses , ou comme “Recycled” de Giselle Beiguelman, où un flux continu de lettres à partir des marges de l' écran est englouti dans le point où vous placez le click de la souris.

Nous voulons ici attribuer la juste importance à ces oeuvres, surtout à celles crées pour  le computer et, en particulier, aux oeuvres interactives; mais nous voulons aussi souligner que, en général, le computer n'est pas fondamental pour donner mouvement aux lettres, mots ou vers et que le mouvement imaginé par le lecteur au moment de la lecture d'une succession de lettres placées opportunément est souvent (selon l'avis du soussigné) plus efficace que le mouvement “réel”, car le lecteur est appelé directement comme activeur de la dimension temporelle (un exemple fulgurant est “Velocidade”(1962) de Ronaldo Azeredo, une oeuvre reproduite dans plusieurs textes sur la poésie visuelle).

Le site présente non seulement les cinépoèmes mais aussi quelques videos digitales de niveau très bon –
  de Josè Alberto Saraiva, Christine Mello, Leonora de Barros, Lia do Rio, etc - ; beaucoup de ces videos concernent des installations de poésie visuelle. Souvent à la qualité visuelle s'ajoute la qualité sonore, comme dans la video sur l'installation “de Fio e de Teia” de Sayonara Pinheiro, à propos de laquelle on peut parler de poésie sonore.

Alessio Liberati

(pour la revue de culture poétique Erbafoglio) 



La Poesia Visiva, Eugenio Miccini e il fuoco di Erbafoglio
di Alessio Liberati

(per manifestosardo.org  http://www.manifestosardo.org/?p=101)

La recente "scomparsa" di Eugenio Miccini - le virgolette hanno ancor più senso per chi, come lui, ha lasciato il segno - pone l'accento, se ve ne fosse ancora bisogno, su uno dei più importanti movimenti di risonanza internazionale espressi dall'arte italiana nel '900: la Poesia Visiva, di cui Miccini fu protagonista di primo piano. Fu proprio lui nel '63, insieme a Lamberto Pignotti, a coniare il termine "poesia visiva", che da allora è stato adottato in Italia e nel mondo.
 
Chi scrive ebbe con lui un rapporto epistolare-telefonico, ma non per questo meno fruttuoso, perché portò alla partecipazione dell'artista a un importante numero della rivista di cultura poetica Erbafoglio, edita a Cagliari dal 1988 al 2003 (ma questa non è l'unica traccia che Miccini lasciò in Sardegna: qualcuno ricorderà la sua partecipazione alla mostra  Canned Art, a cavallo tra il '79 e l'80, all'Arte Duchamp di Cagliari). Quel numero era incentrato sul tema del Fuoco e venne concepito all'indomani dell'11 settembre 2001, il che diede al tema una luce e una gravità particolari. Miccini rispose subito, con tre opere, all'appello di Erbafoglio (e come lui risposero altri grandi nomi delle neovanguardie verbo-visive e dell'arte concettuale: Mirella Bentivoglio, Stelio Maria Martini, Luca Maria Patella). Tre opere - oggi visibili anche nel web, nell'archivio di poesia visiva di Erbafoglio http://erbafoglio.altervista.org/link.htm   - in linea con le istanze della Poesia Visiva, un movimento che si distingueva e si distingue dalle precedenti avanguardie verbo-visive - Futurismo, Dadaismo, Lettrismo, Poesia Concreta, etc - per la sua (usando le parole dello stesso Miccini) "vocazione dichiaratamente 'ideologica', cioè per una battaglia delle idee". Nella società tecnologica e nella civiltà dell'immagine, la poesia visiva non poteva non fare i conti con l'uso di quel "neo-volgare", già diffuso negli anni '60, che nei linguaggi dei mass-media (pubblicità, giornali e oggi anche i siti web, le email e i videomessaggi) associa sempre di più la parola all'immagine.
Ma non si può parlare semplicemente di "poesia con le immagini" o di "immagini con le parole". Prima di tutto perché si tratta di una sintesi e di una complementarità tra il piano verbale e quello visivo, l'uno indispensabile all'altro nella fruizione dell'opera; il destinatario è quindi costretto a una lettura simultanea
  dei due piani, in cui il tutto prevale sulle singole parti e il risultato non è la semplice somma degli addendi. Poi perché spesso quella sintesi ha un altro valore aggiunto, cioè quella “battaglia delle idee” di cui parla Miccini: la poesia visiva, fa notare Pignotti, “ironizza, contesta, critica e tende a capovolgere gli aspetti più negativi propri della società tecnologica e della civiltà dell'immagine” ed è “proprio la migliore ritorsione contro l'abuso delle immagini(..) nel rispetto della legge del contrappasso: quel che è fatto è reso”. La poesia visiva può allora rappresentare in sostanza “una merce respinta al mittente”, una sorta di “contropubblicità”, di risposta al “rumore dei media”. Miccini afferma: "provenendo io dalla letteratura...ho avvertito agli inizi degli anni '60 che le parole non mi bastavano più, che esse risuonavano beffarde e incapaci di sopravvivere al rumore e alle ridondanze dei linguaggi
A Firenze, dove nasce nel 1925, Miccini compie studi umanistici e inizia la sua attività letteraria, collaborando con varie riviste, tra le quali “Quartiere”, “Letteratura”, “Il Menabò”. Uno dei suoi lavori di poesia lineare è la raccolta "Sonetto Minore", che Mario Luzi gli pubblica nella collana di poesia della Vallecchi.
Le sue prime prove di poesia visiva risalgono al 1962. Nel 1963 fonda, insieme a poeti, musicisti e pittori - tra cui Lamberto Pignotti, Luciano Ori, Giuseppe Chiari - il Gruppo '70 e partecipa al Gruppo '63, iniziando l'esperienza della Poesia Visiva. E' intensa la sua attività durante tutti gli anni '60, con l' organizzazione di mostre, spettacoli, dibattiti e pubblicazioni sulla poesia visiva. Nel 1969 fonda a Firenze il Centro Tèchne, dirigendone la rivista omonima e i “quaderni” dedicati alla poesia visiva, al teatro, al dibattito culturale di quegli anni.
Negli anni '70 partecipa al Gruppo Internazionale di Poesia Visiva (o Gruppo dei Nove: Alain Arias-Misson, Jean-François Bory, Herman Damen, Paul De Vree, Eugenio Miccini, Lucia Marcucci, Luciano Ori, Michele Perfetti, Sarenco) e dirige con Sarenco la seconda e terza serie della rivista Lotta Poetica. Nel 1983 fonda il Gruppo Logomotives con Arias Misson, Blaine, Bory, De Vree, Sarenco e Verdi. È invitato nelle più importanti mostre internazionali (quattro volte alla Biennale di Venezia) e i suoi lavori figurano in molte collezioni pubbliche. Ha pubblicato oltre settanta libri di carattere creativo e di saggistica; in particolare Miccini è tra i più importanti autori italiani di libri d'artista.Il suo nome resterà legato alla Poesia Visiva e all'attualità di quel movimento. Nel'97 Miccini scrive: "Non si possono confinare quelle esperienze in quel preciso momento storico" (gli anni '60)."Siamo convinti che la nostra tensione ideologica, il nostro riscatto siano ancora legittimi nei confronti di una civiltà che non è affatto mutata e che anzi ci sembra ancor più imbarbarita". Come non dargli ragione..